– Che
cosa fai qui? –
La voce inciampa, sdrucciola, esce dalla
mia bocca e rotola via.
Ha un suono falso: sembra costretta,
spaventata.
Tu invece sei sempre assorta e silenziosa.
Vorrei toccarti, gridarti
che sono qui, che ti amo ancora come in quel freddo capodanno quando ti
ho visto per la prima volta.
Invece rimango fermo, ti guardo dritto
dentro gli occhi.
– Mi manchi tanto, sai –
È la
tua voce e mi travolge come se fosse un’onda che spazza via
qualsiasi cosa incontri.
Devo raccogliere il respiro, devo fermare il
cuore che sta esplodendo dentro il petto.
– Anche tu mi sei mancata da
morire –
– Io ho sperato a lungo che tu potessi perdonare la
mia fragilità e ho provato così tante volte a
scriverti a raccontarti, senza riuscire mai a superare le mie paure
–
– Ero
smarrito, ero confuso, addolorato. Io non ho mai provato questo
dolore atroce, io non sapevo cosa fare, avevo un furore spaventoso che
mi toglieva il fiato –
– Lo so, ti ho fatto male –
– Si, un male spaventoso –
– Io lo sapevo che la tua rabbia era accecante, so che non
avresti mai potuto perdonare –
Vorrei abbracciarti, farti sentire che dentro di me ti ho perdonato.
Forse non lo ricordi ma una sera a occhi chiusi lo abbiamo promesso
l’uno all’altra:
– Perdonami il male che ti ho fatto – ti ho detto
– Anche tu – mi hai risposto.
E io ancora non sapevo l’enormità di quello che
dovevo perdonare.
Ancora non sapevo l’enormità di quello che dovevi
perdonarmi.
– Ti ho aspettato per tutta la mia vita e questo tempo sembra
volato
via ora che ti ho qui davanti –
– Io non sapevo come parlarti, come poterti dire che non
volevo farti
male e che senza di te io non potevo nemmeno immaginare di riuscire a
vivere. Io non sapevo più dove trovarti... –
– Mi
sei mancata così tanto amore mio ma il dolore e la paura
erano troppo forti, più forti del bisogno dei tuoi occhi
–
Perché non riesco a sciogliere il ghiaccio che
mi ha preso il cuore?
Sei qui vicino a me, mi stai parlando eppure non
mi guardi ed io vorrei abbracciarti, lasciare che sia il corpo a dirti
quello che sento dentro.
Ma è come essere legati da fili
misteriosi.
– Guardami, ti prego, dimmi che mi ami –
è quasi
un grido, è quasi una implorazione.
E invece non mi guardi e fai un gesto incomprensibile: ti abbassi e
lasci qualcosa sul pavimento e subito dopo te ne vai lasciandomi
confuso.
Poi guardo in terra e vedo quello che hai lasciato.
Fiori di campo legati con un nastro bianco.
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